Un incontro avvenuto per caso alla sua ultima mostra presso la Galleria Parmeggiani fra chi scrive e la sarta Vally Valli è stata l’apertura su un mondo nuovo e affascinante.

Dal momento in cui si entra nella casa-laboratorio-museo di Vally Valli a Rubiera (Reggio Emilia) si percepisce un’aura di creazione intrepida, unita ad una passione amorevole per il suo lavoro, l’arte, e l’uomo della sua vita, il marito Paolo.

Una vita trascorsa immersa materiali diversi: dalle stoffe più pregiate, alle cornici di legno, ai manichini intagliati e resi vivi La Cura, particolare © Vally Valli 2012e reali quando si vestono delle sue creazioni. Lo spunto nasce da un paio di scarpe, dalla natura stessa come anche dalle verdure del suo orto ed ecco che nel cuore e nella mente di Vally prende forma ciò che sarà poi visibile all’esterno, sotto forma di abito.

Un percorso prima di tutto interiore, che nasce e si sviluppa fin dalla sua gioventù e dall’incontro che cambierà per sempre il suo approccio con ciò che lavorerà con le sue abili mani: Paolo. Un connubio di amore che apporta novità e freschezza allo stile di Vally. Il laboratorio-museo ha sede in un edificio storico del quattrocento, restaurato, dove si viene accolti da un vaso bronzeo del seicento romano. Un viaggio verso la capitale, la sua influenza, la sua storia millenaria si raccoglie e respira già dalla soglia d’ingresso.

Un’artista eclettica e policroma, come sono i cangianti e brillanti colori dei suoi vestiti: non si può non venire colpiti – alcune volte accecati – dai rossi, aranci, verdi definiti e squadrati che colorano gli abiti. Ognuno di essi ha sua identità, una sua storia, legata ai diversi momenti della vita personale della sarta. Uno di essi in particolare ha intessuto nella stoffa la canzone La cura; dopo la prematura scomparsa dell’altra metà della sua vita, ecco che trama e ordito diventano la medicina che accompagna Vally nell’elaborazione del lutto per il marito. Stoffe e legno assumono una concretezza, una matericità che si percepisce al primo sguardo.

Particolare  opera © Vally Valli 2013Ho avuto la fortuna di potermi intrattenere con l’artista per qualche ora e l’avventura di ascoltare come ogni dettaglio dei suoi abiti abbia una storia autonoma ma integrata, allo stesso tempo. Come la cintura a forma di farfalla: tagliata e dipinta insieme al marito.

La sua policromia e passione per la moda vorrebbe trasformarsi in una scuola di alta sartoria dove poter trasmettere i suoi insegnamenti, alle giovani generazioni. E in questa prospettiva, è già iniziata una collaborazione con l’istituto scolastico Nobili di Reggio Emilia, dove le alunne hanno omaggiato Vally con la traduzione in inglese del suo sito.

Ecco quindi come la policromia dell’anima – un’espressione usata da Vally per definire il suo personale percorso – desidera essere in comunicazione con chi abbia a cuore il futuro dell’artigianalità e unicità dell’arte sartoriale italiana. La ricerca di sponsor che possano aiutare l’emergere della scuola sartoria sta iniziando.

Che anche questa nuova esperienza sia guidata dalla passione e visionarietà di Vally.

di Elisa Bedin